viernes, 12 de abril de 2013

Corriere.com

Italia ingovernabile, boom di Grillo

Il Senato resta senza maggioranza, la Camera al centrosinistra
Il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo
ROMA – Boom di Grillo, rimonta di Berlusconi, centrosinistra avanti nelle percentuali e con in mano la golden share del premio di maggioranza a Montecitorio, anche se al fotofinish: molti si dicono vincitori di queste elezioni ma il primo partito è quasi ovunque il Movimento Cinque Stelle che ha terremotato il quadro politico. E il dato centrale è che nessuna coalizione ha al Senato i numeri per governare da sola. Pier Luigi Bersani dopo una intera giornata di silenzio interviene e avverte: «gestiremo il risultato nell’interesse dell’Italia». Il segretario del Pd mette quindi un paletto sul ruolo dei democrats detentori, insieme a Sel, della maggioranza assoluta a Montecitorio. Un concetto ripreso, sia pure con diverse sfumature, dal partito di Nichi Vendola che, insieme al Pd, fa una netta apertura a Beppe Grillo, portando ad ipotizzare scenari di governo totalmente inediti.
Il centrosinistra, quando è stato scrutinato l’80 per cento delle schede per il Senato e il 60 per cento della Camera, è avanti a Montecitorio, dove seppure con un piccolo margine di distacco percentuale dal Pdl-Lega, avrebbe la maggioranza netta dei deputati per effetto del premio; ma al Senato la coalizione di Bersani non ce la fa, per effetto della sconfitta nelle regioni chiave.
Nessuno (né Berlusconi, né Bersani, né Grillo) arriva alla soglia dei 158 seggi di Palazzo Madama. Con questi risultati la Camera Alta è praticamente bloccata; e l’incertezza sul futuro politico rimbalza subito sui mercati, dove lo spread tra i titoli italiani e i bund tedeschi si impenna fino a quota 293. Il risultato più eclatante è certamente quello di Beppe Grillo. Gli elettori hanno premiato il movimento cinque stelle che registra un boom che va oltre ogni aspettativa. L’M5S è primo alla Camera ballando attorno al 25% con un infinitesimale vantaggio rispetto al Pd (dati ancora parziali del Viminale). Il centrosinistra arriverà al premio di maggioranza alla Camera solo grazie all’alleanza con Vendola, che gli porta un altro 3,2 e ritorna in parlamento dopo l’assenza di una legislatura. Sia il Pd che Sel cominciano a mettere i loro paletti avvertendo che la prima mossa deve spettare a chi ottiene il premio di maggioranza alla Camera. Berlusconi, va detto, è autore di una netta rimonta; partito da sondaggi che due mesi fa assegnavano al Pdl percentuali inferiori al 20%, grazie alla campagna elettorale giocata su temi caldi come la restituzione dell’Imu, al Senato è sopra il 21 e con la Lega e gli altri alleati si avvicina al 30% strappando al Pd i premi di maggioranza in Lombardia, Campania e Sicilia e Veneto, impedendo così a Bersani di vincere a Palazzo Madama. Il suo alleato leghista sconta l’attivismo del Cav fermandosi sotto il 4 per cento. Le urne hanno un sapore amaro per Mario Monti, che non raggiunge il 10 per cento alla Camera: i suoi alleati centristi Udc e Fli escono con le ossa rotte dalla prova elettorale. Fini resterà fuori dal Parlamento mentre Casini, che ammette la sconfitta, dovrebbe invece farcela al Senato. Con questo risultato (appena migliore al Senato) il progetto centrista non può nemmeno giocare il ruolo di ago della bilancia: i voti del professore non danno la maggioranza né al centrosinistra né al centrodestra.
Fallimentare l’esperimento di Rivoluzione Civile: la lista messa insieme da Antonio Ingroia non raggiunge il quorum, e l’insuccesso trascina fuori dal Parlamento anche Antonio Di Pietro. Con questi risultati l’incertezza sul nuovo governo è totale. Dal Pd, dopo la doccia fredda che ha gelato le speranze di Bersani alimentate dai primi instant poll, sono immediatamente arrivate una serie di precisazioni per escludere la possibilità delle larghe intese e di “inciuci” con il Pdl. Per Stefano Fassina l’unica strada da percorrere è quella che porta a nuove elezioni dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale. Enrico Letta in un primo momento si era pronunciato per il ritorno alle urne, poi si è corretto.
Ma nel Pd c’è anche chi pensa che sarebbe il caso di avviare un dialogo con il Movimento cinque stelle.
Nel Partito democratico sotto choc per una vittoria sfuggita sul filo di lana, tace Matteo Renzi, lo sfidante di Bersani alle primarie: sono in molti a pensare che con lui alla guida del centrosinistra il risultato sarebbe stato diverso e il Pd avrebbe vinto largamente. Il Pdl non sembra disposto ad avallare la richiesta di nuove elezioni : un’idea «irresponsabile» sostiene il Fabrizio Cicchitto. Angelino Alfano rinvia il momento delle proposte a dopo lo spoglio completo della Camera e intanto parla del «risultato straordinario» ottenuto da Berlusconi contro tutte le aspettative. A ridersela sotto i baffi è Beppe Grillo.
Il leader delle Cinque stelle, che ha spettato i risultati elettorali nel suo orto, si gode il successo e festeggia l’exploit con un tweet: “L’onestà andrà di moda”. Niente altro. Tutti gli occhi sono puntati sulle decine di suoi deputati che sbarcheranno a Montecitorio, per capire come si muoveranno. Rabbiosa, invece, l’amarezza di Ingroia che ha accusato Bersani di aver “consegnato il paese alla destra” rifiutando ogni accordo con Rivoluzione Civile.

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